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Carlo Sangalli: «L’intelligenza artificiale è una risorsa da sfruttare»

Il presidente di Confcommercio sul Corriere della Sera Milano. «Sul nostro territorio ci sono un terzo del totale nazionale delle multinazionali straniere che sono attratte dalle opportunità di business che offre la città". "I negozi di vicinato continuano ad essere fondamentali»

Di seguito l’intervista firmata da Elisabetta Soglio

La prima buona notizia riguarda l’intelligenza artificiale: terreno insidioso, si sa, ma il 62% delle imprese del terziario di Milano, Monza Brianza, Lodi “utilizza o utilizzerà strumenti dell’lA per il proprio business”. Che si tratti di generare contenuti web, campagne di marketing, logistica, “comunque ci è chiaro che lo strumento, se ben governato, può migliorare l’efficienza operativa, personalizzare l’esperienza del consumatore, ottimizzare i processi decisionali”. Il presidente di Confcommercio e Camera di Commercio Milano Carlo Sangalli ha sulla scrivania i risultati di un’indagine condotta dall’Ufficio studi della Confcommercio milanese. “Per questo continuiamo a incentivare gli investimenti nelle nuove tecnologie”, insiste.

Presidente, altri segnali positivi per il prossimo autunno?

«Parto dagli investimenti stranieri. Le multinazionali sul nostro territorio sono oltre 5mila, un terzo del totale nazionale, e negli ultimi 7 anni il numero dei loro lavoratori è cresciuto del 31% sfiorando quota 640omila. La presenza, sempre più rilevante, di queste grandi imprese è ovviamente legata alle opportunità di business e sviluppo che offre Milano».

L’estate del turismo come è andata finora?

«Molto bene. Lo scorso anno abbiamo registrato oltre 16 milioni di presenze — il 65% di stranieri — pari al 22% in più rispetto al 2022. Un trend in crescita nel 2024 e destinato a rafforzarsi in vista delle Olimpiadi invernali 2026».

Una citta abbastanza sicura?

«Percepita o reale, la sicurezza è vissuta come una delle criticità di Milano. E un problema vero ma le soluzioni che si stanno adottando credo vadano nella direzione giusta. Mi riferisco, ad esempio, a “Stazioni Sicure” con il coordinamento della Prefettura che coinvolge Comune, Forze i livelli di attenzione e presidio del territorio soprattutto nelle stazioni che sono la porta d’ingresso della città e ne rappresentano l’immagine».

Una citta abbastanza «equa»?

«In effetti notiamo una crescita disomogenea e molte aree periferiche restano indietro».

Quindi?

«Ci sono progetti di rigenerazione urbana che interessano aree come gli Scali ferroviari, Mind, Santa Giulia, e Citta della Salute. Grandi operazioni capaci di produrre risultati positivi e sinergie ben oltre il loro perimetro. Il lavoro per rilanciare le vaste aree in difficolta e penalizzate dal degrado è enorme ma è soprattutto da questa sfida che dipende una buona parte del futuro di Milano».

Una citta abbastanza inclusiva?

«C’è un tema molto importante che incrocia economia e sicurezza ed è quello del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e necessita di integrare le persone immigrate. Come ho avuto modo di ricordare, a Milano, nei settori della ricettività, della ristorazione e del turismo, mancano circa 27mila lavoratori».

Proposte?

«Penso al progetto Integra della Camera di commercio di Milano. Partito in via sperimentale quest’anno, ha l’obiettivo di contribuire a colmare la carenza di personale che le imprese lamentano, formando e integrando giovani stranieri. Integra prevede di inserire nei percorsi formativi 150 migranti. E poi abbiamo il CAPAC (Politecnico del Commercio e del Turismo) che ogni giorno accoglie nei propri percorsi di istruzione e formazione professionale ragazzi/e provenienti da 68 Paesi di origine (di prima o seconda generazione). Al momento sono iscritti 420 studenti stranieri su circa 1.100 complessivi. Di questi, quasi tutti (395) extracomunitari».

 Buone esperienze, certo, ma il problema inclusione è più vasto…

«In effetti la Lombardia nel suo complesso, a partire dalla citta metropolitana di Milano, si conferma fortemente attrattiva per gli immigrati. Spesso però chi è ospitato nei centri di accoglienza o è già residente fatica ad accedere al sistema di ricerca del lavoro e rischia di rimanere escluso. I progetti di inserimento lavorativo esistenti non appaiono al momento sufficienti a far fronte all’esigenza di manodopera».

Parlavamo di sicurezza. Ha senso sostenere ancora i negozi di vicinato?

«Assolutamente sì e siamo soddisfatti delle risposte delle Istituzioni. Il Comune nel Pgt ha inserito alcuni nostri suggerimenti per sostenere la presenza di attività fino a 250 mq in alcune aree di rigenerazione urbana e la Regione è impegnata in azioni come i Distretti del Commercio o la piattaforma Opportunity Lombardy che partirà ad ottobre mettendo a disposizione di chi vuole fare impresa anche alcune aree dismesse».

Il suo augurio a Milano?

«Uso una frase che ho letto a luglio proprio sul Corriere: “Le città non saranno solo palazzi e strade, ma emozioni”. Anche con I’TA, restiamo umani, insomma.

 

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